Dopo le scorse recensioni dedicate a diverse soluzioni per la videosorveglianza, questo articolo tratta di un altro sistema di protezione per gli edifici, ovvero il kit antifurto wireless marchiato Ajax systems.
L’azienda ucraina propone un sistema modulare senza fili completo, efficace e di semplice installazione: il cuore di tutto è Hub (o Hub Plus nella versione più recente), ovvero la centrale di controllo dell’intero antifurto. L’Hub e il suo sistema operativo proprietario, chiamato Malevich (attualmente alla sua versione 2.7) sono in grado di gestire contemporaneamente fino a 100 dispositivi, 10 telecamere e fino a 50 utenti che possono controllare fino a 50 stanze e 9 aree di protezione. I tempi di comunicazione tra i sensori e la centrale sono nell’ordine dei 150 millisecondi ed è possibile controllare l’intero sistema tramite client per PC (nella sua versione Pro) e applicazione per iOS e Android.
La più recente versione dell’Hub propone connettività WiFi, GSM ed Ethernet, mentre la versione in prova dispone solo di slot per una scheda SIM e connessione di rete cablata.
In passato avevo già potuto testare la bontà dei prodotti Reolink per la videosorveglianza, realizzando un setup con due punti di ripresa in un contesto privato. La qualità costruttiva di questi dispositivi si è rivelata più che buona, garantendo un ottimo livello di qualità di immagine, unita ad un costo abbordabile e ad una buona resa complessiva a livello software e di affidabilità nel tempo.
Su questi presupposti si è basata la scelta di un modello più evoluto, dotato di zoom ottico 4x: stiamo parlando della RLC-511W. Questo modello vede specifiche di tutto rispetto, unite appunto allo zoom ottico loseless, che permette di avvicinare significativamente il soggetto senza perdita di dettaglio.
Conoscevo il mondo dei mini-computer solo per sentito dire, sapevo dell'esperienza di Arduino e Raspberry Pi, ma si trattava di un ambito che non ha mai scatenato il mio interesse o la mia attenzione...fino a qualche settimana fa.
Da tempo avevo in mente di costruire un hot spot per Flightradar24, il noto sito per il tracciamento dei velivoli che permette di cercare, seguire e individuare aeromobili di ogni tipo praticamente in tutto il mondo. Ne ero venuto a conoscenza grazie ad alcuni amici di Twitter e sapevo che fosse possibile diventare parte della rete di raccolta dati, realizzando un dispositivo in grado di ascoltare i segnali dei trasponder e inviandoli al portale. Il tutto in modo piuttosto semplice, con un Raspberry Pi, una chiavetta per il digitale terrestre e una connessione a Internet.
La spinta definitiva a dare il mio contributo è arrivata con i recenti incendi che hanno colpito la zona dove abito, durante i quali ho potuto sfruttare le potenzialità di Flightradar24 per seguire in tempo reale i Canadair e gli elicotteri di soccorso in azione: avere un hot spot da me avrebbe sicuramente alzato il livello di precisione nel tracciamento: eccomi quindi fiondato nel mondo dei microcomputer a basso prezzo!
Nel panorama delle telecamere per videosorveglianza su rete IP la scelta è praticamente infinita, da prodotti di marchi noti (HikVision, Comelit, Foscam etc.) fino a dispositivi reperibili online e provenienti da fonti assolutamente sconosciute e con specifiche altrettanto vaghe.
Una recente richiesta di realizzazione mi ha dato la possibilità di testare un nuovo prodotto (dopo Ubiquiti, Yi ed SV3C) appartenente a una fascia di prezzo media e con caratteristiche sulla carta decisamente buone: stiamo parlando della Reolink RLC-410W nella nuova versione da 5Mpx in grado quindi di raggiungere la risoluzione di 2560x1440 pixel ed acquistabile su Amazon ad un prezzo di 95 euro.
Dopo la recensione delle telecamere Ubiquiti UVC-G3 da esterno e della Yi Dome wireless con PTZ, nella recensione di oggi parleremo dei prodotti SV3C. Si tratta di una delle numerose case produttrici con base in Cina e che propone soluzioni di videosorveglianza con buone caratteristiche complessive e prezzo estremamente aggressivo.
In questo panorama piuttosto variegato e affollato, SV3C si presenta con una linea di prodotti completa che comprende camere cablate, wireless, da interno ed esterno e distinte tra quelle che usano codifica H.264 e H.265. Sul sito si possono consultare le specifiche di tutti i modelli, ma nello specifico andremo a parlare della SV-B06W-1080P HX che si posiziona nella fascia medio-alta, offrendo una risoluzione FullHD e connettività sia cablata che wireless. Le specifiche tecniche parlano di:
In passato ho già ampiamente parlato delle videocamere Ubiquiti UVC-G3 per videosorveglianza, sia a livello di funzionalità sia per quanto riguarda le soluzioni hardware utilizzabili come controller centralizzato. La scelta iniziale era caduta su una macchina virtuale (prima Linux e poi Windows) attiva su host ESXi, per poi passare qualche mese fa ad un PC all-in-one Asus stand-alone della serie eeBox PC con sistema operativo Lubuntu, che non implicasse quindi, di tenere acceso il server h24.
L'esperimento che si è rivelato in parte fallimentare, dato che le limitate risorse hardware del PC si sono presto scontrate con quelle richieste per la gestione fluida dei flussi video. È quindi nata l’idea di assemblare un nuovo controller, con budget ridotto al minimo, ma in grado di gestire correttamente più camere a piena risoluzione (FullHD a 30 fps) senza applicare limiti di banda o downscaling di risoluzione e qualità d'immagine.
Dopo una serie di valutazioni sia tecniche, sia di prezzo, la configurazione scelta è risultata essere la seguente:
Di basette USB per leggere HDD ed SSD se ne trovano moltissimi modelli, da quelli di fattura più economica (e costo basso), fino a soluzioni evolute e costose che possono raggiungere prezzi anche piuttosto elevati.
Ne esistono con una baia, due baie, lettori di schede di memoria, porte USB esterne e così via, ma ancora nessuna presentava la connessione di tipo USB-C. Inatek va a colmare questo vuoto con un modello che si posiziona nella fascia medio-alta del mercato e che finalmente supera i limiti delle generazioni precedenti essendo dotata di connessione USB 3.1 con connettore Type-C (LINK acquisto).
Il dispositivo è in grado di leggere due unità, anche contemporaneamente, con form factor 2.5 e 3.5 pollici e canali SATA I/II/III, capienza fino a 8 TB e supporto alla modalità UASP.
Nella scatola
La confezione è estremamente semplice, una scatola di cartoncino leggero con la stampa del marchio e una rappresentazione del dispositivo. All'interno si trova la docking, insieme a una scatola più piccola contenente cavo di alimentazione e il cavo USB-C di buona fattura e lungo circa 50cm. La basetta non trasmette un particolare senso di solidità, è infatti molto leggera e la plastica risulta piuttosto sensibile a polvere e ditate durante l'utilizzo.
Fino a metà 2016 per me le periferiche di puntamento erano solo Logitech: fossero mouse, tastiere o kit. Non mi ero mai rivolto altrove, vista l'esperienza d'uso sempre di alto livello garantito dai dispositivi della casa svizzera.
Alla rottura di uno dei miei più fidati mouse, ho deciso di mettermi alla ricerca di qualche prodotto alternativo che sapesse unire qualità costruttiva, esperienza d'uso e affidabilità nel tempo. Dopo ricerche piuttosto approfondite mi sono imbattuto nella linea AIRE di Gigabyte, un nome che normalmente si associa alla componentistica per PC, magari di fascia gaming, non certo a mouse e tastiere.
Non solo schede madri
Le periferiche di puntamento proposte dal marchio Taiwanese sono, invece, numerose e spaziano tra soluzioni cablate, wireless o kit combo, in modo da poter soddisfare praticamente ogni esigenza: in generale con l'occhio verso il mondo del gaming, piuttosto che verso quello dell'uso ufficio.
La scelta iniziale cadde sul modello M73, un mouse desktop di fascia media con ottima ergonomia e un puntamento estremamente preciso, anche su superfici trasparenti come il tavolo di vetro su cui lavoro normalmente, davvero niente male.