Quando si parla di personal computer – da cui l’acronimo PC – si può incappare in numerosi fraintendimenti. Il computer in quanto tale è quell’oggetto ormai di uso comune che permette all’utente di effettuare “operazioni informatiche” tramite un insieme di componenti hardware (i componenti fisici) e software (il sistema operativo ed i programmi che girano su quell’hardware).
Esistono due grandi famiglie di Personal Computer, che si distinguono l’una dall’altra per la loro struttura fisica: i desktop ed i notebook (o laptop).
I primi sono i computer detti “da scrivania”, ovvero dei terminali di dimensioni più o meno ingombranti che sono pensati per un utilizzo statico nel tempo. I desktop nascono come una semplice scatola, al cui interno sono presenti tutti i componenti necessari per l’utilizzo, ma a cui mancano tutte le periferiche fondamentali per l’utilizzo effettivo. La componente di base di un desktop è il suo “case”, ovvero il contenitore di metallo al cui interno trovano spazio il processore, i dischi, la memoria etc.
Che si tratti di computer, smartphone o qualsivoglia dispositivo elettronico, la memoria è un fattore che impatta in modo sostanziale sia sulla scelta iniziale, sia sulle prestazioni e durata nel tempo.
La “memoria” è uno dei fattori indicati sulle targhette degli scaffali nei reparti di elettronica dei centri commerciali, oltre ad essere un fattore più o meno pubblicizzato dai produttori al punto che il prezzo stesso dei dispositivi varia in modo anche consistente, al variare di tale caratteristica.
Il punto è che nel mondo dell’informatica e dell’elettronica esistono diversi tipi di memoria, per prestazioni, capacità e tecnologia di realizzazione. Restringendo il campo al primo caso (PC, Smartphone, dispositivi indossabili etc.) ne esistono fondamentalmente due: memoria di storage e memoria RAM. Spingendosi più nel tecnico esistono anche le memorie cache, ma non è questa la sede in cui trattarne.