Che ci si muova in ambito domestico, professionale o aziendale, quando si parla di connettività c’è il serio pericolo di incappare in una serie di errori concettuali piuttosto importanti. Il nostro essere o meno online – e quindi connessi a Internet – dipende da una catena di dispositivi e tecnologie che di frequente vengono confuse tra di loro.
Per affrontare questa avventura lungo il flusso dei bit scambiati tra i nostri dispositivi e il resto del mondo digitale, andremo per gradi seguendo le tappe concettuali e tecnologiche che il flusso di dati percorre da e verso di noi.
A livello architetturale, la prima tappa che incontriamo è estremamente materiale e si tratta della presa a muro installata dal provider del servizio telefonico. Senza scendere nel dettaglio dei vari posizionamenti nel caso di abitazioni singole, palazzi, uffici etc. possiamo dire che tutto inizia da lì. Che si tratti di una connessione in fibra ottica o in rame, il punto di contatto tra Internet e l’utente è proprio la borchia.
Un apposito cavo andrà poi a collegare la presa a muro con il cosiddetto router. Il router è quel dispositivo pieno di porte di connessioni e piccoli LED che viene fornito dall’operatore telefonico in fase di attivazione del contratto e che funziona da “portale” per la connettività. Il router si occupa di diversi ruoli che non andremo ad approfondire in questo appuntamento, ma fondamentalmente gestisce il flusso di dati tra il “mondo esterno” e la nostra rete, sia essa domestica, in ufficio o aziendale. Nel farlo, si preoccupa di aspetti legati alla sicurezza della rete stessa, alla stabilità della linea e può essere configurato a livello avanzato per gestire numerose funzioni come le VPN.
Tutto il traffico di tutti i dispositivi che si trovano nella rete locale – dove “rete locale” è il termine tecnico apposito per descrivere tutto quello che risiede dietro il router – vedranno passare il proprio traffico in ingresso e in uscita dal “portale” in modo del tutto trasparente, siano essi wireless o cablati.
La quasi totalità dei router forniti dai provider telefonici, in particolare per l’uso domestico o small-office, sono dotati anche di connettività wireless e quindi sono in grado di diffondere il segnale “senza fili” senza bisogno di aggiungere antenne o altri oggetti specializzati. In questo caso la sorgente del segnale WiFi sarà unica - il router – e centrata nel punto in cui esso viene installato, con una potenza del segnale che degrada più o meno uniformemente in tutte le direzioni.
Risulta evidente che su superfici molto ampie o con una “geometria” complessa, questa unica sorgente di segnale può non essere sufficiente per una copertura adeguata ed è quindi necessario potenziare ed estendere il segnale. Il problema può essere affrontato appoggiandosi a due categorie di – chiamiamole impropriamente – antenne, le prime che sono in grado di prendere un segnale wireless debole e ritrasmetterlo amplificato, mentre le seconde sfruttano un uplink cablato per portare il punto di accesso lontano dal router e nella zona dove sia necessario.
Nel primo caso parliamo di “ripetitori” o “range extender” perché sono oggetti che si occupano letteralmente di ri-amplificare un segnale debole e hanno il vantaggio di necessitare solo della alimentazione elettrica, ma possono allontanarsi dalla sorgente del segnale solo entro certi limiti. La seconda famiglia è quella degli “access-point” e funzionano in modo completamente diverso, perché non ritrasmettono un segnale debole in ricezione, ma sono collegati fisicamente con un cavo al router e fanno da punto di accesso wireless. Un po’ come fa il router tutto-in-uno che abbiamo a casa. Sono terminali che raccolgono il traffico dei dispositivi nei dintorni e lo fanno transitare da e verso il router al centro della rete, con il vantaggio che possono essere posizionati un modo arbitrario (e quindi anche molto distanti), purché raggiungibili da almeno un cavo di collegamento alla rete.
Passando all’esperienza dell’utente finale, a cui questi passaggi tendenzialmente non interessano, i due modi per “collegarsi a Internet” dalla rete locale sono quello wireless e quello tramite cavo. In generale smartphone e computer portatili si collegano senza fili per comodità, mentre i computer fissi sono collegati col cavo di rete.
Il risultato finale è il medesimo, perché tutti vanno su Internet e sono potenzialmente in grado di vedersi tra di loro, ma quella sopra descritta è sostanzialmente l’architettura che ci sta dietro.