Abbiamo spiegato nella precedente puntata, quali sono i componenti “fisici” che compongono un PC, sia esso desktop o notebook. Uno di questi elementi è lo schermo, a volte chiamato anche pannello o monitor per utilizzare la lingua inglese.
Sia esso uno schermo esterno per PC fissi o integrato nel caso dei computer portatili, esso è identificato da due parametri fondamentali: dimensioni e risoluzione.
Come facilmente intuibile, la dimensione ne descrive le misure fisiche e dà un riferimento immediato sia rispetto all’area di lavoro che avremo a disposizione, sia per quel che riguarda gli ingombri veri e propri. Tuttavia quando si parla di monitor, la dimensione si riferisce nello specifico alla lunghezza diagonale del pannello espressa in pollici, a cui si abbina un terzo parametro ovvero il fattore di forma.
Risulta intuitivo che l’ingombro effettivo dello schermo sarà la somma tra l’area visiva vera e propria e lo spessore delle sue cornici perimetrali, anche se con l’avanzare della tecnologia tali cornici sono sempre più sottili e meno “invadenti” sia a livello di design sia di spazio occupato.
Nella quasi totalità dei casi, da molti anni a questa parte, il fattore di forma – ovvero il rapporto di proporzioni tra il lato lungo e il lato corto del pannello – è pari a 16:9 sia nel mondo dei computer, sia in quello delle televisioni. Esistono tuttavia modelli “più quadrati” che esprimono un fattore di 16:10 (di solito ad uso professionale) e altri “più rettangolari” con rapporto fino a 21:9.
Noto che il fattore di forma più diffuso sia il 16:9, risulta facile confrontare monitor di diverse dimensioni semplicemente analizzando la lunghezza della diagonale, al posto che confrontarne di volta in vola larghezza e altezza. Ad oggi le misure più largamente diffuse vanno dai 12 pollici dei notebook ultraportatili, ai 27-32 pollici delle postazioni desktop. La dimensione “in pollici” di esprime con i doppi apici alla destra del numero, in questo modo: 22’’ – 27’’ – 15’’ etc.
Il secondo parametro è la risoluzione ed è importante specificare che non c’è correlazione diretta tra dimensione e risoluzione. Esistono pannelli da 12 pollici con risoluzioni elevatissime e pannelli da 34’’ con risoluzioni inferiori. La risoluzione si esprime nel formato “risoluzione orizzontale x risoluzione verticale” espressa in pixel. Il pixel è in singolo “puntino” luminoso del pannello, maggiore è la quantità di pixel presenti sulla superficie e maggiore sarà la definizione e la qualità dell’immagine rappresentata.
Ad oggi, la risoluzione più diffusa per pannelli TV, display dei PC e anche molti smartphone è quella FullHD, pari a 1920x1080 pixel. I monitor con qualità e costi più elevati possono arrivare al fatidico 4K – ereditato dal mondo del cinema – la cui risoluzione è pari a 3840x2160.
È importante sottolineare il rapporto che esiste tra dimensioni fisiche e risoluzione, in quanto impatta in modo importante sull’esperienza d’uso dell’utente. Una risoluzione maggiore corrisponde senza dubbio ad una maggiore qualità visiva, il punto è che una risoluzione molto elevata applicata ad un pannello di piccole dimensioni porta ad avere una dimensione di icone, testi e finestre del sistema operativo estremamente ridotte a scapito dell’usabilità.
Allo stesso modo, una risoluzione bassa applicata ad un pannello di grandi dimensioni, porterà – in particolare nell’utilizzo da vicino – ad una scarsa definizione degli elementi visualizzati a schermo, in quanto i pixel complessivi sono pochi e distribuiti su una superficie molto ampia: nei casi peggiori sono addirittura visibili ad occhio nudo.