Questo 2020 è iniziato in modo abbastanza particolare, con la pandemia di coronavirus che sta seminando panico e morti praticamente in tutto il mondo.
Mi rendo conto che possa sembrare una introduzione apocalittica, ma i dati parlano chiaro. La situazione è molto pesante e per certi aspetti ricorda le varie pandemie che hanno colpito durante gli ultimi decenni: Sars, febbre suina, mucca pazza etc.
Quale è quindi la differenza a livello “social” (inteso sia come tecnologia sia come contesto sociale) tra allora e oggi? Bene, questa è la prima pandemia che stiamo vivendo con gli occhi dei social network.
Non ho la pretesa di fare qui una analisi socio-psicologica dell’evento, perché non è il mio settore di competenza, ma posso raccontarvi quale è la mia sensazione da professionista IT e buon conoscitore ed utilizzatore dei social network.
Sia chiaro che il mio punto di vista non vale per tutti, il panorama social è talmente vario da essere difficilmente modellizzabile. Se su Facebook avete solo amici impegnati politicamente vedrete certe cose, se siete fan dei gattini ne vedrete altre e così via.
Facebook è il capostipite dei social per come li conosciamo oggi e tutt’ora – nonostante alti e bassi – domina la scena mondiale. Anche la sua utenza si è ampiamente uniformata e la sensazione che oggi si respira su questo social è tutto sommato di una prudente normalità, solo occasionalmente intervallata da qualche news a tema Coronavirus. Quello che traspare è una finestra piuttosto tranquilla, condita da condivisioni a tema “andrà tutto bene” o “io sto a casa” e simili, nel tentativo a tratti goffo di trasmettere positività.
Un aspetto molto interessante – almeno per la mia esperienza diretta – è che tutto sommato la situazione fake news e bufale allarmistiche sia in generale piuttosto contenuta. Ad esempio durante i periodi elettorali mi è capitato di imbattermi in molte più attività (se così possiamo definirle) a tema.
Twitter è il secondo social ad essere sbocciato dopo Facebook, ma tuttavia non gode della stessa salute per via di tutta una serie di ragioni che non affronteremo qui. In generale si può dire che questa sia la piattaforma di principale condivisione e monitoraggio a tema Coronavirus, con aggiornamenti in tempo reale e un continuo e fitto scambio di informazioni, pubblicazioni di paper e opinioni tra esperti del settore, operatori dell’informazione e semplici utenti.
Indubbiamente Twitter è il mio social preferito e – come per tutte le grandi catastrofi recenti – la mia visione della situazione passa dalla mia TL, che negli anni ho curato e calibrato per diventare un feed di notizie affidabili e concrete da tutto il mondo. In queste settimane regnano due principali correnti di pensiero: coloro che stanno raccontando la loro esperienza diretta, nella maggior parte dei casi ridendoci sopra per sdrammatizzare ed esperti del settore che condividono le loro conoscenze.
In generale l’atmosfera oscilla tra la serietà del rigore scientifico e la goliardia di quelli che – come il sottoscritto – postano aneddoti e si godono le esperienze condivise dagli altri in una atmosfera da grande famiglia. Di fondo regna tuttavia una grande consapevolezza della serietà della situazione.
Vi riporto un esempio QUI
...poi c'è chi sta 1000passi avanti a tutti noi.
— Damos (@Etregua) March 14, 2020
La capacità de trovasse nelle situazioni più difficili, e de esorcizzarle per trovare un momento de leggerezza.
Fate vola' questo de tweet, che se lo meritano! pic.twitter.com/6ROcWxAAuz
Qui entriamo nel mondo della finzione più pura e totale, Instagram è il regno delle vite che non esistono e anche in questo caso si sta confermando tale. A parte qualche vago riferimento al virus e alla situazione globale, l’andazzo a livello internazionale è sempre lo stesso: bella vita, vacanze in montagna o ai tropici, bellissime ragazze che fanno squat e un generale clima di festa.
Non mi aspettavo di meno, ma sarà divertente vedere come – anche un social con questo trend generale -risponderà sul medio periodo ad una situazione che obbligherà tutti noi a rivedere le proprie priorità e soprattutto i propri interessi a livello di svago e divertimento.
Pur essendo nata come piattaforma di messaggistica, Whatsapp è a tutti gli effetti considerabile un social network, seppur con dinamiche proprie. Devo purtroppo ammettere che in questa situazione sta veramente dando il peggio di sé. In realtà non è tanto la piattaforma il problema ma l’uso che ne viene fatto: catene di audiomessaggi falsi, video di presunti esperti che spiegano le cure a tutti i mali, condivisione di meme assolutamente inopportuni etc.
I tuttologi
c'è una categoria di utenti che merita una menzione speciale, in quanto essi presenti in modo trasversale su tutte le piattaforme: i tuttologi. Si tratta di persone più o meno istruite, che si ergono a paladini e mentori di una infinità di discipline, dalla scienza alla finanza, passando per la microbiologia.
Queste persone, a prescindere dalla piattaforma in uso, avvelenano qualsiasi discorso imponendo la loro visione spesso suffragata da fonti inesistenti o - anche peggio - evidentemente false. Il mio consiglio in questi casi è di tentare un primo approccio basato sul tentativo di farli ragionare (portando fonti attendibili etc.), seguito da un abbandono della discussione che, inevitabilmente, finirebbe in litigio.
Non mi spingo oltre perché non frequento ambienti come TikTok, Snapchat e compagnia, ma penso che l’analisi delle quattro piattaforme principali possa dare un’idea di massima della situazione.